Rosy Bindi, Giovanna Casadio
Quel che è di Cesare
Editore Laterza, Bari-Roma, 2009
Non c’è niente da fare, Rosy Bindi riesce sempre a stupirmi. Peraltro, dovrei essere abituato al personaggio e le sue idee mi sono note, eppure mi coglie sempre in contropiede.
Se avessi scritto un libro sulla laicità e sul rapporto tra fede e politica, da cattolico avrei avuto innanzitutto il dubbio se intitolarlo con un riferimento biblico. Ho infatti sempre il timore di strumentalizzare quella Parola.
Se comunque avessi scelto di richiamare la nota frase di Cristo “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, quasi certamente la citazione sarebbe stata integrale.
Infine, se per una qualche ragione sono chiamato a riflettere sulla predetta frase, la mia riflessione si orienta in primo luogo sul “Date a Dio quel che è di Dio”.
Mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di intitolare un libro Quel che è di Cesare, perché un simile titolo lascia intendere l’esigenza che l’autore sente di delimitare ciò che è di Dio a favore di ciò che è di Cesare. Ora, anche alla luce della recente sentenza di un tribunale europeo sul Crocifisso, che Cesare abbia bisogno di una mano mi pare poco fondato.
Quanto al contenuto, nelle pagine di questo libro intervista la Bindi sostiene l'attualità del “cattolicesimo democratico” – cioè della sua cultura politica - e delle sue scelte politiche, le quali si pongono in contrasto con le posizioni del magistero cattolico (ne abbiamo parlato sottolineando alcune aspirazioni quasi da “papessa” della Bindi) e della maggioranza dell’elettorato cattolico.
Questa maggioranza, secondo la neo-presidente del PD, si farebbe attrarre da una destra che ostenta i valori cristiani e arruola Dio nelle proprie file.
Noi, invece, sommessamente ci domandiamo: se la quasi totalità dell’elettorato cattolico si orienta sempre più verso il centro-destra, non sarà che non soffre di strabismo, ma si orienta in base ai valori? Non sarà che a sbagliare è chi va contromano?
Ci permettiamo allora di ribadire il consiglio fraterno già rivolto nel precedente articolo "Famiglia Cristiana" cambia ragione sociale? Vale a dire: se vogliamo agire di testa nostra, facciamolo pure. Ma non pretendiamo le benedizioni divine, non manipoliamo il Vangelo a nostro uso e consumo.
Se vogliamo ispirarci alla Parola, è meglio dar ascolto a chi quella Parola l’ha realmente ascoltata, la custodisce e l'annuncia senza cedere ai facili conformismi.