Ancora l’ultimo sondaggio condotto dalla Digis per conto di Sky (non certo sospettabile di simpatie per il centrodestra) ha rilevato un’alta percentuale di gradimento per il governo in carica, addirittura superiore al consenso ricevuto alle elezioni dello scorso anno. Su valori simili sembra il consenso personale al premier.
Alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi il dato è particolarmente significativo: infatti, come noto, nei mesi scorsi alcuni giornali di opposizione hanno lanciato una violenta campagna stampa contro Berlusconi non per censurare una qualche decisione politica ritenuta sbagliata o inopportuna, ma perché il Presidente del Consiglio avrebbe intrattenuto rapporti “disinvolti” con ragazze disponibili.
Naturalmente, la campagna non aveva il fine di riportare sulla “retta via” il premier, o di lanciare una più generale campagna di moralizzazione (anche perché non mi sembra che castità, astinenza, purezza, ecc. siano i valori di certa stampa). L’obiettivo, piuttosto, era di intaccarne il consenso politico.
Stiamo vedendo, dunque, quale sia il risultato.
Fallita la campagna di primavera e d’estate, i soliti circoli autoreferenziali si domandano perché tale offensiva non abbia avuto gli esiti sperati e perché il consenso di Berlusconi non sia calato come nelle attese.
Le risposte sono le solite: il Paese è anestetizzato, ormai l’Italia è un paese di disvalori (ci vorrebbe un’Italia dei Valori...), non c’è più religione ...
E se ce ne fosse ? E se in fondo la ragione - quantomeno una - di questo ‘insuccesso’ fosse da rintracciare nella cultura cattolica che ha permeato il paese?
Stavo rileggendo la recensione della Trilogia del Signore degli Anelli, che avevamo già pubblicato sul nostro sito (l’analisi dell’opera Tolkeniana suggerisce sempre innumerevoli spunti di riflessioni per la sua profondità).
In particolare, mi ha colpito l’osservazione a suo tempo formulata sull’atteggiamento di Frodo rispetto a Gollum: “Frodo ha compassione di Gollum anche perché lui stesso, sia pure per poco, ha sperimentato la forza seduttiva dell'anello”. Prima di iniziare a portare l’anello Frodo non nutre pietà per Gollum, del quale vorrebbe liberarsi; dopo aver portato il peso dell’anello, dopo aver scoperto di non essere migliore di Gollum, allora lo com-patisce.
Si è cristiani e si può essere cristiani solo se si ha la forza di riconoscersi peccatori e si tiene a mente l’ammonimento “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?” (Lc 6, 41-42).
Si è nella Chiesa non perché santi, ma perché peccatori e bisognosi di aiuto.
Questo è il tratto fondamentale del cristianesimo: amiamo perché per primi siamo stati amati, perdoniamo perché per primi siamo stati perdonati.
“Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati” (Mt 7, 1-2).
Il tratto di Cristo è la misericordia.
“Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: ‘Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?’. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei’. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: ‘Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?’. Ed essa rispose: ‘Nessuno, Signore’. E Gesù le disse: ‘Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più’ ” (Gv 8,3-11).
E’ utile precisare che la misericordia che Cristo mostra (e che Lui stesso incarna) non significa in alcun modo accondiscendenza col peccato (“non peccare più”) e che il giudizio di Cristo per chi intenzionalmente dà “scandalo” (banalizza il peccato, induce altri a commetterlo, anche per il ruolo ricoperto: genitore, insegnante, uomo pubblico) è più severo – seppure neanch’esso “imperdonabile” - che non verso chi commetta un ‘semplice’ peccato.
Purtroppo, il dramma attuale dei novelli censori di costumi altrui (del peccato moderno) è rappresentato proprio dal moralismo, dal rovesciamento di significato del brano evangelico, per cui si scagliano pietre contro il “peccatore” senza condannare il peccato.
Questo atteggiamento paradossale e ipocrita oggi si è ritorto contro questa stampa ‘illuminata’: se non c’è peccato, come ci può essere un peccatore? Cosicché nessuno riconosce loro alcuna legittimazione per rilasciare patenti di moralità.
Intendiamoci: non ci illudiamo che i valori cattolici abbiano guidato – nel giudizio sugli scandali degli ultimi tempi - l’intero Paese. Accanto a chi dimostra carità verso le debolezze di Berlusconi (vere o presunte), vi è chi non considera quegli atti “debolezze”.
E’ comunque bello pensare che, nel valutare queste vicende, qualcuno possa aver compiuto il percorso di Frodo iniziando a guardare la trave che offusca il proprio occhio.