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Politica - Notizie e Commenti
Due o tre cose sulle aggressioni verso gli omosessuali e dintorni Stampa E-mail
La bocciatura del disegno di legge che prevedeva una nuova aggravante nei reati
      Scritto da Giovanni Martino
19/10/09
Ultimo Aggiornamento: 18/01/10
Il manifesto di una campagna contro la cosiddetta 'omofobia'
Il manifesto di una campagna contro la cosiddetta 'omofobia'
Il 13 ottobre la Camera dei Deputati ha bocciato un disegno di legge che voleva introdurre una nuova aggravante in alcuni reati commessi contro gli omosessuali.
In particolare, la norma proposta contemplava come circostanza aggravante, nei delitti non colposi contro la vita e l'incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, l'avere commesso il fatto per finalità inerenti all'orientamento sessuale della persona offesa.

La norma è stata bocciata dall’aula, che ha approvato una pregiudiziale di incostituzionalità presentata dall’UDC e votata dalla Lega Nord, da larga parte del Pdl, e da un deputato del Pd (la “teodem” Binetti). Contrarî il Pd, l’Italia dei Valori e alcuni deputati del Pdl (quelli più vicini al presidente della Camera Fini).
L’assemblea ha rilevato, da un lato, la violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione (con la nuova norma, chi subisce violenza per ragioni di “orientamento sessuale” avrebbe ricevuto una protezione privilegiata rispetto a chi subisce violenza per altri motivi); dall’altro, la violazione del principio di tassatività delle fattispecie penali di cui all’art. 25 Cost. (vista l’indeterminatezza dell’espressione “orientamento sessuale”).

Quanti sostenevano la norma hanno gridato allo scandalo, affermando che in questo modo non si è data una risposta ai recenti episodi di aggressione ai danni di omosessuali, anzi si è legittimata tale violenza.
Gli stessi hanno sottolineato che “anche l’ONU condanna l’Italia”; amplificando – si badi bene – non una pronuncia ufficiale dell’Assemblea o del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma l’opinione personale del responsabile di un’agenzia ONU, l'Alto commissariato per i diritti umani.

Su questa vicenda si impongono alcune considerazioni:

1) Deve essere lecito a tutti avere ed esprimere la propria opinione sui comportamenti morali (e sessuali) e sulle ideologie legate a tali comportamenti (come l’ideologia gay).

La critica verso idee e comportamenti, si badi bene, è cosa completamente diversa dalla denigrazione delle persone sulla base di qualità ad esse connaturate (come avviene nel razzismo).
Se qualcuno ritiene, in base al suo personale quadro di valori, che l’ideologia gay (o il tifo per una squadra di calcio, o il collezionismo di francobolli ...) siano idee o comportamenti sbagliati, deve essere libero di pensarlo e di dirlo.
Questo non significa “discriminare” chi tiene quei comportamenti, o pretendere di vietarli, o incitare alla violenza; significa esprimere liberamente un pensiero critico che può essere o meno condivisibile.


2) La critica verso un comportamento è legittima se fatta senza falsità o disprezzo verso le persone che quel comportamento tengono. L’intolleranza verbale e la mancanza di rispetto per le persone sono sempre deprecabili.
Per non parlare, ovviamente, della violenza fisica: chi commette atti di violenza è un delinquente che deve essere punito severamente. Gli atti di violenza contro gli omosessuali non devono costituire (e non ci sembra costituiscano: la legge già li persegue) alcuna eccezione al riguardo.
(Il 14 gennaio 2010 Alessandro Sardelli, detto"Svastichella", è stato condannato a sette anni di reclusione in conseguenza dell'aggressione a due omosessuali che si stavano baciando, avvenuta a Roma la notte del 21 agosto scorso. La pena non è certo lieve, tenuto anche conto che è stata comminata al termine di un rito abbreviato e che all'imputato è stata riconosciuta l'attenuante della seminfermità di mente. Dunque le leggi che tutelano contro le ingiuste aggressioni ci sono, sono severe, e non è necessaria - se non per altri scopi... - nessuna aggravante contro l'"omofobia").


3) Troppo spesso si gioca con le parole per reprimere la libertà di opinione.

Chi esprime una legittima critica verso comportamenti come quello omosessuale, verso pretese di favore (come l’accesso a istituti riservati alla famiglia), verso teorie fantasiose come l’identità di “genere” , viene accusato di “discriminazione” e se ne propone addirittura il perseguimento penale.

Viene poi spesso utilizzato il termine “omofobia”, per accomunare comportamenti assolutamente diversi: le legittime critiche all’ideologia gay e la violenza verso gli omosessuali. Insomma: chi critica l’ideologia gay sarebbe un malato (affetto da una fobìa), un energumeno (come quello della locandina che accompagna questo articolo) da rendere inoffensivo, perché preparerebbe il terreno alla violenza...

Il politicamente corretto cerca di manipolare la realtà manipolando le parole.


4) Il disegno di legge bocciato mascherava una discriminazione favorevole agli omosessuali e una possibile limitazione della libertà di espressione.

Si invocava l’aggravante penale delle “finalità inerenti all'orientamento sessuale della persona offesa”, pretendendo – non si capisce perché – che i reati con quelle finalità siano considerati più gravi di altri (contro il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione). O meglio, il perché di questa richiesta lo si capisce se si guarda alla motivazione che la accomuna ad altre rivendicazioni del movimento gay (ne abbiamo parlato nell’articolo su Omosessualità e cultura gay): si chiede allo Stato di farsi “Stato etico”, di attribuire all’omosessualità una pubblica patente di moralità mediante la concessione di privilegi.

La motivazione ideologica è più chiara se guardiamo all’indeterminatezza del concetto di “orientamento sessuale” (l’altro aspetto su cui è stata sollevata l’eccezione di incostituzionalità): la cultura gay ritiene che i sessi (maschio e femmina) siano solo una costruzione culturale, e che debbano avere legittimità e protezione i “generi” liberamente costruiti dalla persona: a quello maschile e femminile bisognerebbe aggiungere omosessualità, lesbismo, transessualità e – per alcuni – poligamia, poliandria, pedofilia, necrofilia, sadismo...
Si dice di volere solo difendere alcuni omosessuali da brutali aggressioni; in realtà, si gettano le basi per legittimare una vasta gamma di comportamenti antisociali e per minare le fondamenta della famiglia.

La possibile limitazione della libertà di espressione, infine, stava nell’estendere l’aggravante anche ai delitti “contro la libertà morale”: non solo la violenza fisica, dunque, ma anche le critiche o le idee che possano ferire la sensibilità personale.


5) Questa vicenda ci sembra suoni anche un campanello di allarme sulle derive cui può condurre un rigido bipartitismo.

La sinistra si è rivelata compattissima. La debolezza rispetto alle pressioni della lobby gay è evidente. Addirittura, appare intollerabile (con minaccia di espulsione!) un solo voto in dissenso, quello della Binetti.

Nel Pdl, invece, ci sono state alcune crepe. Dissensi perfettamente legittimi, intendiamoci.
Ma il fatto è che i grandi partiti possono avere la tentazione di indebolire la difesa dei principî, per inseguire la maggioranza dei consensi attraverso concessioni alle diverse lobbies, in un relativismo al ribasso.
Se invece c’è spazio per partiti di opinione, come la Lega o l’UDC, che non hanno l’esigenza di rispondere a tutte le lobbies (magari possono permettersi di privilegiarne solo alcune...), l’opinione dei cittadini ha maggiori possibilità di essere rappresentata. L’opinione di lobbies di minoranza molto rumorose, come quella gay, ha un’utilità marginale – e un potere di imporsi alla maggioranza – minore.


6) Il ministro Carfagna ha annunciato di volersi fare promotrice di un nuovo disegno di legge governativo che raccolga le istanze di quello bocciato.

Questo annuncio di un ministro del Pdl conferma la preoccupazione appena esposta sui rischi del bipartitismo rigido.

Ma fa emergere anche un’altra preoccupazione, relativa alla promozione a cariche di alto rango di persone magari preparate e diligenti, ma prive di autorevolezza politica.
Queste persone sono maggiormente esposte a critiche da parte delle élites intellettuali, e sono spesso assalite dall’ansia di sentirsi legittimate da quelle élites.

La Carfagna sembra seguire le orme della Prestigiacomo.



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