monumento equestre a Giuseppe Garibaldi
Nel precedente articolo sul Rione Prati in Roma abbiamo accennato alla 'premura' con cui, all’indomani della presa di Roma nel 1870, i regnanti Sabaudi cercarono di ricucire lo strappo con il Papa e la Chiesa. Sistemato il lato destro del Vaticano con la pianificazione e costruzione del quartiere Prati, sarebbe stata grave scortesia non preoccuparsi anche della modernizzazione del lato sinistro della Santa Sede. Cosicché, come per cingere in un caldo abbraccio il Pontefice e la Roma cristiana, governanti e urbanisti del Regno decisero di dar nuovo lustro anche al colle Gianicolo, che sino a quel momento aveva visto "solo" ville con grandi parchi - come la villa Doria-Pamphili e la villa Corsini - o chiese e conventi - come la Basilica di San Pancrazio, San Pietro in Montorio o il Convento di Sant'Onofrio.
Decisero dunque di fare del Gianicolo una sorta di memoriale del Risorgimento.
Se a valle si ergeva la statua di Cavour, nel punto più alto del colle fu costruita – sempre con un innato senso della misura - una modesta statua equestre di 22 metri al massone Giuseppe Garibaldi. Considerato che l' "Eroe dei Due Mondi" era stato sempre in vivace contrasto con la politica sabauda (contrasti sanati a forza dai vertici della massoneria inglese), si comprende bene come con cotanto monumento si volesse esaltare anzitutto il fiero anticlericale, più che lo scomodo condottiero.
Sempre nel rispetto del precetto evangelico “non separi l’uomo ciò che Dio ha unito” (ma li aveva uniti?), successivamente si decise di costruire una statua equestre anche alla moglie Anita, per ricordarne le eroiche gesta (anche se adesso non ne ricordo neanche una).
Infine, lungo la passeggiata del Gianicolo che da piazza Garibaldi scende verso San Pietro, fu collocata una miriade di mezzibusti marmorei, ritratti di “illustri” garibaldini.
Tra essi, ad esaltare l'idea di un "risorgimento transnazionale", figurano anche quattro garibaldini "stranieri": l'inglese John Peard (busto scolpito da Giovanni Paganucci nel 1860, e collocato nel 1904), il finlandese Herman Lijkanen (Bino Bini, 1961), l'ungherese Istvàn Türr (Róbert Csíkszentmihályi, 1998-1999) e il bulgaro Petko Voivoda (Valentin Starcev, 2004). Tutti massoni.