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Dall’Inghilterra alla Spagna all'Italia, i bus con lo slogan "Dio non esiste, goditi la vita"
      Scritto da Giovanni Martino
12/01/09
Ultimo Aggiornamento: 14/10/12
Lo slogan sui bus londinesi
Lo slogan sui bus londinesi

Dallo scorso ottobre è partita in Inghilterra una campagna sostenuta dalla Bristish Humanist Association, mediante cartelloni pubblicitari affissi sugli autobus che circolano per Londra. Lo slogan è: “Probabilmente Dio non esiste. Ora smettila di preoccuparti e goditi la vita (There's probably no God. Now stop worrying and enjoy your life)".
L’avverbio “probabilmente”, come ha spiegato l’autrice della campagna (la giovane sceneggiatrice televisiva Ariane Sherine), deriva solo dalla necessità di rispettare le regole delle campagne pubblicitarie comparative, per evitare il rischio che il messaggio fosse rifiutato; oltre che dallo sforzo di sembrare meno arroganti. Sforzo non riuscito: la religione, si evince chiaramente, sarebbe fonte di angosce e complessi che impediscono di “godersi” la vita.

La campagna è stata ripresa dapprima a Washington (in una forma meno aggressiva), e in questi giorni in Spagna, su iniziativa dell’Unión de Ateos y Librepensadores, sugli autobus di Barcellona e Madrid (lo slogan spagnolo è “Probablemente Dios no existe. Deja de preocuparte y disfruta la vida”). In Australia non è stata permessa.

Gli "atei e agnostici razionalisti" italiani, per non sentirsi da meno (e per far dispetto - dicono - al card. Bagnasco nella sua città), hanno previsto per il prossimo 4 febbraio il lancio di una campagna simile sugli autobus di Genova. Questa volta, anziché smussare lo slogan (come hanno fatto gli americani), si è scelto di renderlo più netto (sparisce il "probabilmente"): "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno".

Il carattere intollerante di questa iniziativa dovrebbe essere evidente a tutti, cosicché non sarebbe nemmeno partita, e non metterebbe conto parlarne. Ed invece eccoci qui, ad argomentare ciò che dovrebbe essere frutto del più elementare buon senso.

1) Se la libertà di tutti è un valore condiviso (il “se”, di questi tempi, non è superfluo), deve esser chiaro che la libertà deve essere rispettata nella sua integralità: libertà di pensiero, di credo religioso, di parola, di proselitismo, di associazione, di autodeterminazione personale, economica (proprietà privata, economia di mercato) e politica, di formare una famiglia, di educare i figli, ecc.

2) Rispettare le idee e il sentimento religioso degli altri non significa divieto di critica, come vorrebbero i fautori del “politicamente corretto”, che vogliono addirittura introdurre reati d'opinione. Ma qui siamo al paradosso per cui le critiche sono ammesse solo contro la religione cristiana; l’anti-cristianesimo, e in particolare l’anti-cattolicesimo, è “l’ultimo pregiudizio accettabile” (è il titolo di un libro di Philip Jenkins: The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003)...

Lo slogan sui bus madrileni
Lo slogan sui bus madrileni

3) Un conto poi è la critica, nell’ambito di un confronto pubblico (conferenze, dibattiti, articoli di giornale, saggi), altro conto è la denigrazione pubblicitaria.
Non ricordiamo che nei regimi democratici siano mai state effettuate campagne contro idee diverse (ad eccezione, ovviamente, delle competizioni elettorali), e men che mai contro religioni!
Che direbbero, gli autori della campagna, se vedessero circolare autobus con scritte anche solo larvatamente critiche verso atei, ebrei, musulmani, omosessuali?


Chiediamoci anche: esistono da parte cristiana comportamenti deplorevoli che abbiano giustificato questa campagna?

4) In primo luogo, un comportamento “deplorevole” può essere denunciato, ma non può mai giustificare la mancanza di rispetto per le idee altrui.

5) Ariane Sherine ha dichiarato di aver avuto questa idea perché irritata da una campagna pubblicitaria promossa in Inghilterra da una confessione protestante, che riportava un versetto del vangelo di Luca: “Quando il Figlio dell’Uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” Ebbene: Cristo stesso ha annunciato di essere venuto a dare “scandalo”, e sappiamo che il Suo messaggio può risultare “irritante” a chi si sente messo in discussione. Ma la signorina non si avvede della differenza tra manifestare una propria idea e denigrare quella degli altri?

6) I credenti, e i cristiani in particolare, non avrebbero certo difficoltà a replicare a tono alle affermazioni che li chiamano in causa.

Recita il salmo 53: “Lo stolto pensa: ‘Dio non esiste’ ”. Un salmo che, se non letto con attenzione, può suonare offensivo alle orecchie del non credente.

Si badi bene: non viene detto che è stolto chi non crede. L’esistenza di Dio è oggetto di atto di fede proprio perché non si impone con evidenza, ma richiede ricerca, fiducia, conversione del cuore oltre che apertura della mente. La fede ha un grande valore perché è assolutamente libera, e tale libertà comporta proprio la possibilità di non abbracciarla. Chi non ha compiuto questo passo, chi conserva dubbi, merita dunque il massimo rispetto.
Il salmista, piuttosto, considera stolto chi pensa di poter sostenere con assoluta certezza la non esistenza di Dio.

Affermare che “non esiste” ciò che non si comprende o non si è ancora conosciuto, in effetti, non è sintomo di grande saggezza. Non dovrebbe neanche essere necessario rammentare i genî che, nel corso della storia, hanno affermato la maggiore ragionevolezza dell’esistenza di Dio (ammesso che l’opinione del genio, sulle questioni che investono il significato della vita, abbia più valore di quella dell’uomo semplice).

Agli slogan proposti dagli "atei razionalisti" nostrani si potrebbere rispondere per le rime (e con maggiore ironia), come suggerisce il lettore de Il Foglio Rodolfo Lorenzoni: "La cattiva notizia è che gli imbecilli esistono. La buona è che li puoi riconoscere facilmente".

Eppure il mondo cristiano, e la Chiesa cattolica in particolare, ha sempre cercato il confronto pacato e ripreso con grande cautela quel versetto biblico, nel timore che un suo travisamento potesse urtare la legittima suscettibilità del non credente.

La stessa cautela non sembrano averla certi atei dei nostri giorni.
I quali non si limitano a dubitare dell’esistenza di Dio, ma pensano chiaramente che “Dio non esiste”: e sin qui siamo, ovviamente, nel campo della libertà di pensiero (anche se - va detto - esistono pensieri e pensieri; alcuni un po’ precipitosi e a rischio di sconfinare nella stoltezza evocata dal salmista...).
Non si limitano a pensarlo, ma lo proclamano apertamente: qui siamo - ci mancherebbe - nel campo della libertà di parola (anche se a volte a tacere si fa più bella figura).
Ma non basta ancora: si danno pena di imbastire su questa convinzione campagne pubblicitarie che, in sostanza, accusano i credenti di essere creduloni e frustrati: e qui la stoltezza si sposa con l’arroganza e l’intolleranza.

7) Spesso si parla delle “ingerenze” della Chiesa e dei cristiani nella vita pubblica, che porterebbero inevitabilmente a reazioni di insofferenza.
Queste accuse nascono per lo più da persone che hanno le idee molto confuse in tema di laicità.
Proprio in quest’occasione, poi, si rivela l’infondatezza di tali accuse, la loro natura di mera copertura di un risentimento antireligioso.
Infatti, i primi Paesi da cui parte la campagna “Dio non esiste” sono Inghilterra e Spagna, proprio quelli in cui il laicismo dilaga. In realtà, quanto più è debole il ruolo dei credenti, tanto più crescono le aggressioni di cui sono fatti oggetto.

Questa campagna rientra in una più generale azione diffamatoria contro i cristiani. Si tratta della stessa “guerra” culturale che rifiuta i simboli religiosi, vuole impedire al Papa di parlare, pubblica libelli di infimo livello in cui i cristiani sono definiti “cretini”. Una guerra che ha come obiettivo principale la Chiesa cattolica.

Tra le reazioni all'inziativa, va segnalata la squisita sensibilità democratica del sindaco di Genova, Marta Vincenzi (del PD, ex DS): "Se uno slogan infastidisce, si può sempre salire sul bus successivo" (!).
Michele Serra, intellettuale talmente sottile da risultare... impalpabile, ripete l'equivoco di ritenere che l'affermazione di una propria fede o idea possa essere equivalente alla denigrazione di una altrui. E loda la "tolleranza" degli atei che non considerano "provocatoria la facciata di una Chiesa" (!).

Quali reazioni ha avuto invece il mondo cristiano?

La Chiesa metodista britannica ha ringraziato gli “umanisti” per aver dimostrato interesse al tema trascendente. Speriamo che sia un ringraziamento ironico, per aver involontariamente riportato al centro dell’attenzione la questione Dio...
La Chiesa Anglicana si è sentita in dovere di ricordare che “la fede cristiana non predica la preoccupazione o il divieto di godersi la vita”. Questa Chiesa, però, ha dimostrato la soggezione culturale in cui ormai versa, non potendo fare a meno di precisare che difende sempre e comunque qualsiasi gruppo che rappresenti una posizione religiosa o filosofica, promuovendo il proprio punto di vista attraverso canali appropriati.
Gli evangelici spagnoli sono passati al ‘contrattacco”, anche se con più eleganza dei "liberi pensatori": hanno lanciato una campagna con lo slogan: "Dio esiste. Goditi la vita con Cristo".
La Chiesa cattolica non ha sin qui inteso dare eccessivo risalto all’episodio. L'Ufficio catechistico della diocesi genovese ha dichiarato che "atteggiamenti di contrapposizione frontale non aiutano il dialogo". Mons. Ravasi ha parlato di "una carnevalata", il card. Poupard di "una stupidaggine".

Prudenza eccessiva?

Qualcuno potrebbe osservare che, dopotutto, lo slogan di questa campagna esprime in sé la pochezza culturale di chi la promuove e la sostiene.
Oltre alla già ricordata avventatezza nel negare l’esistenza di Dio, viene espresso il rifiuto di ogni “preoccupazione”: la vita, insomma, andrebbe presa senza pensarci troppo.
Il senso più profondo dell’esistenza? “Godersi” la vita.
I risultati di questa “filosofia”, largamente diffusa, sono sotto gli occhi di tutti...
Inoltre, si dimostra chiaramente che non è equivocato solo il concetto di laicità, ma anche i contenuti delle fede cristiana. La quale non è una fede di proibizioni fini a se stesse, bensì una fede che richiama l’uomo alla sua responsabilità, alle scelte necessarie per ottenere la vera felicità.
Michele Brambilla, dunque, ricorda una massima di Pascal: "le ragioni degli atei mi convincono dell'esistenza di Dio più che le ragioni dei credenti".

Qualcun altro (come Antonio Socci) ha segnalato che, seppure involontariamente, gli autori della campagna evidenziano la centralità del tema di Dio. Un po’ come il personaggio di un libro di Graham Green, La fine dell’avventura, che trascorreva tutto il suo tempo ad Hyde Park a tenere discorsi contro l’esistenza di Dio; sino a che questa ossessione ha suscitato le prime domande, e poi la conversione, nella protagonista del libro.

Altri ancora (Luigi Santambrogio) definiscono la provocazione dopotutto salutare, perché costringe i credenti a prender atto della loro tiepidezza nell'annunciare un messaggio evangelico che molti non ritengono più necessario.

A noi sembra però più rilevante un pericolo: l’intolleranza non contrastata incoraggia gli intolleranti a forme di aggressività sempre maggiori. Non è quindi un problema che investe solo chi si senta direttamente offeso. Sarebbe opportuno che tutti gli amanti della libertà si mobilitassero, per far comprendere anche agli atei più accesi che la pubblicità ingannevole non è consentita.

In Italia (oltre che in Australia) il nostro parere sembra condiviso. Oltre alle reazioni delle forze politiche di opposizione al Comune di Genova, si segnala che alcuni autisti genovesi hanno preannunciato il rifiuto di guidare questi autobus (con il sostegno del sindacato Cisal, ma non di Cgil e Ugl). Molti utenti genovesi hanno proposto di non usare quei mezzi pubblici.
Ed infine il 16 gennaio la concessionaria degli spazi pubblicitari della società di trasporti genovese ha annunciato di non poter accettare il messaggio in questione, perché contrasta con il Codice di autodisciplina pubblicitaria, che all'art. 10 recita: "La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini". Lampante.
Per cui Genova non deve subire oltraggi all'intelligenza, prima ancora che alla sensibilità, dei suoi cittadini. Per ora.

 



Giudizio Utente: / 10

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