|
In Europa
|
|
I cari estinti
|
|
|
Superati gli schemi ideologici, il futuro appartiene al confronto sui contenuti
|
|
      Scritto da Paolo Petrilli
|
01/06/02
|
Lo scomparso Pim Fortuyn, il leader dell'estrema destra olandese di recente assassinato, era omosessuale dichiarato e difensore del processo di emancipazione femminile; il premier laburista inglese Blair scopre come suoi migliori interlocutori i rappresentanti del centro-destra spagnolo e italiano; l'ex parà d'Algeria e capo del Front National, Jean Marie Le Pen, sposa una linea filoaraba, filoserba, antisemita, antiamericana, populista e, dal punto di vista economico, socialistoide; per non parlare dei “trozkisti” (e inevitabilmente vengono in mente film in costume...) di Francia ed anche di casa nostra, i quali, di fronte a parole come globalizzazione - così vicina alla “rivoluzione mondiale permanente” vagheggiata da sempre dal trozkismo -, anziché esaltarsi si agitano nelle piazze, aggrappandosi istericamente a particolarismi culturali e radici etniche. Ce n'è abbastanza per un romanzetto pulp anni Cinquanta su inquietanti creature mutanti. Un cittadino europeo del XIX secolo, oggi, sarebbe in grave imbarazzo nel decifrare gli orientamanti politici, nel riconoscere le identità culturali dei diversi movimenti. Farebbe fatica, per esempio, a riconoscere in questa “sinistra” elitaria, lontana dalle masse e con una smaccata tendenza conservatrice, i figli dei rivoluzionari che spingevano per il progresso e il cambiamento; così come dovrebbe stropicciarsi più volte gli occhi per scorgere nella “destra” dai nuovi riferimenti popolari, con un'accentuazione della sovranità democratica e una polemica costante verso le oligarchie intellettuali, politiche ed economiche, i lineamenti del conservatore, aristocratico, diffidente verso la democrazia di massa. Viene da chiedersi quale sia la destra e quale la sinistra e, un istante dopo, forse più realisticamente: ha ancora senso parlare di destra e sinistra? Durante l'ultima conferenza dello YEEP (il movimento dei Giovani Popolari europei), svoltasi a Salamanca, è intervenuto anche il presidente spagnolo Aznar, venuto a salutare i giovani. Quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse della globalizzazione, egli ha laconicamente risposto che era una parola che non aveva significato; o meglio, ognuno le dava il suo, il che equivale a non averne nessuno. Ha poi invitato chi gli aveva fatto la domanda a spiegare cosa fosse per lui la globalizzazione: solo allora avrebbe potuto esprimersi contro o a favore. Insomma, la crisi dei versanti politici si manifesta anche di fronte ad un tema che (assieme a nuovi altri), per sua sferica natura, non permette antiche ripartizioni tra destra o sinistra; questa crisi è anche la storia dell'evoluzione delle coscienze politiche. Non intendiamo dire che in politica non esistono più distinzioni, che “tanto sono tutti uguali”; è fuor di dubbio che dietro ogni diversa effigie si celi un distinto approccio cultural-filosofico al mondo (avremmo altrimenti dovuto dichiarare la morte della politica). Il fatto è, però, che il mondo è rapidamente cambiato, così come, inevitabilmente, le chiavi di interpretazione. E dunque: quanto queste mutate relazioni somigliano ancora alle immutate etichette (destra-sinistra, progressismo-conservazione, laicismo-integralismo)? Che conseguenze può portare il non tenerne conto? Il futuro è nel confronto sui contenuti e non sulle ideologie. L'approfondimento critico, l'interessamento ai grandi temi d'attualità è il dovere civico di ogni uomo; ed è un ottimo rimedio alla fruizione ‘matrimoniale’ di un partito politico, con la quale si lega per la vita il proprio voto ad un simbolo, senza curarsi cosa dietro ad esso sia nel frattempo fiorito. Come l'uomo che in gioventù, si sia infatuato di una donna bellissima e che continui, scoprendola orribile ed invecchiata, in nome dell'antica bellezza, a dividere il letto con lei. In una prospettiva romantica non fa una piega; ma non può essere così in un rapporto - eletto ed elettore - che vede la sua legittimazione democratica nella libertà e, quindi, nella solubilità ...
|
|
|
|