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Lettere - Europa e Islam
Occidente e Islam non sono compatibili Stampa E-mail
14/07/08

Articolo di riferimento: Europa e Islam

Gentile direttore,

nella quotidiana lettura del Suo interessante sito mi sono imbattuto in uno scritto di Franco Cardini circa l’Europa e l’islam, integrato con le osservazioni del sig. Sampiero.

Non ritrovandomi nelle tesi espresse, credo poterLe esprimere alcune riflessioni utili a Lei ed ai Suoi lettori al fine di meglio declinare l’argomento e provare ad individuare, se non le soluzioni, almeno il filone culturale a cui ispirarsi in questi ragionamenti.

Prima di addentrarmi in alcune considerazioni, credo siano doverose precisazioni in merito ad idee che, pur non chiaramente espresse, sembrano trasparire dallo scritto:
il mito del buon selvaggio;
lo sviluppo della storia per antagonismo;
il fondamentalismo;
lo scontro di civiltà.


Il mito del buon selvaggio.

Una diffusa critica al modello di sviluppo occidentale (comune alle posizioni marxiste e genericamente di destra) consiste nell’idea che l’Occidente sia il responsabile, se non diretto sicuramente indiretto, di ogni nefandezza possibile.

Secondo questa tesi il mondo (nel tempo e nello spazio) è un luogo idilliaco dominato da ogni possibile bellezza e positività, soggetto continuamente all’arroganza dell’Occidente che lo violenta, lo stupra, lo deturpa e lo deruba in nome di un’incontrollata bramosia di ricchezza e volontà di dominio.

Il selvaggio non è mai responsabile delle sue azioni; è sempre (si direbbe per definizione) vittima dell’Occidente.

Egli viene defraudato, ingannato, sfruttato e, se per evidenza della storia egli defrauda, inganna, sfrutta e stupra, lo fa semplicemente perché indotto dall’Occidente o su insegnamento di questi.

Questo ragionamento non vuole salvare il selvaggio (verso il selvaggio non vi è nessuna considerazione); esso punta a colpevolizzare l’Occidente sperando di mettere in crisi il suo modello di sviluppo.

Modello di sviluppo che si fonda essenzialmente su tre fattispecie.

Esse sono: il cristianesimo dal punto di vista religioso, il capitalismo dal punto di vista economico, la democrazia dal punto di vista politico.

Le società evolute sono quelle società in cui questi tre elementi hanno trovato e trovano un equilibrio, peraltro mai definitivo.

Le società in cui questi elementi non trovano un’adeguata rappresentanza sono società in cui gli uomini hanno evidenti difficoltà a vivere la loro quotidiana esistenza, a difendere la loro vita e quella delle loro famiglie, ad affermare le proprie libertà e proprietà.

Il buon selvaggio questa volta è l’ISLAM, summa di tutto il bene ma vittima dell’Occidente che inganna e tradisce, e se qualcuno osa osservare una negatività nella cultura islamica come minimo viene bollato di essere superficiale ed ignorante (?).

Accadeva qualcosa di simile quando si cercava di spiegare che i paesi del socialismo reale non erano proprio il paradiso dei lavoratori che si cercava di far credere.


Lo sviluppo della storia per antagonismo.

Come si sviluppa la storia? Quale è il suo motore?

Diverse ideologie rispondono, ad esempio, l’economia.

Gli uomini si muovono per interesse personale; nello scritto che mi ha indotto a questa lettera, inizialmente leggiamo che devono avere un nemico metafisico che oggi, per l’Occidente, viene individuato nell’ISLAM.

E’ proprio così?

E’ possibile, invece, che la storia si sviluppi soprattutto perché gli uomini naturalmente cerchino il bene ed altrettanto naturalmente quando incontrano il male hanno il coraggio di ergersi ed opporsi?

E’ ragionevole constatare che ci sono sistemi economici, politici, religiosi contrari alla dignità dell’uomo e che il mondo è fatto di uomini liberi che non intendono rinunciare alla libertà propria e dei propri figli?

E’ ragionevole constatare che da uomini liberi si è disposti ad impegnarsi affinché tutti gli uomini siano liberi?

Lo scopo è negare all’uomo la propria naturale attitudine alla ricerca della libertà e dignità; egli altro non è che uno strumento di terzi (l’economia, la politica, etc.) e si muove solo su interessi (lo spauracchio di un nemico).


Il fondamentalismo

Sempre in una visione tendente a demonizzare il sistema di sviluppo dell’Occidente si cerca di mettere sullo stesso piano coloro che si schierano a favore dei paesi islamici e coloro che si schierano a favore dei paesi Occidentali, evidenziando nella precisione della loro posizione la medesima cultura violenta da respingere.

Come dire, ricordando Dresda, Churchill ed Hitler sono la stessa cosa...


Lo scontro di civiltà

Il richiamo allo scontro di civiltà è onnipresente e viene dipinto come il vero incubo dei nostro tempo.

Le civiltà in questione sarebbero quella dell’Occidente e quella islamica.

Il presupposto è che i due mondi si eguaglino ed in un modo o nell’altro lo scontro possa essere per entrambi o per uno solo di loro mortale.

Ma le cose non stanno in questi termini. La cultura occidentale e quella islamica non sono minimamente confrontabili, e metterle sulle stesso piano credendo che entrambe abbiano le medesime potenzialità significa evidentemente commettere degli errori di analisi.

Lasciando da parte la considerazione su cosa sia civile e cosa sia incivile, é fuori dubbio che la cultura occidentale abbia prodotto (ed abbia le potenzialità di produrre) società più prospere sotto il profilo materiale e quello delle libertà individuali e collettive rispetto alle società in cui la cultura islamica è dominante.

Le società a cultura islamica prevalente sono società in cui le libertà individuali e collettive sono assai ridotte (spesso inesistenti); il concetto di stato non è accettato (molte sono ancora organizzate sostanzialmente, anche se non formalmente, su base tribale), la divisione dei poteri esecutivo, giudiziario e legislativo  non è (nella sostanza) recepita ed accettata.

Posso capire che molti individui, per cultura, calcolo, interesse preferiscano vivere nelle società a cultura prevalente islamica (liberissimi di farlo), ma confondere la lana con la seta o dare l’impressione che le due materie prime siano confrontabili mi sembra una forzatura molto articolata.

 

Fatte queste premesse, per chiarire almeno le posizioni di molti che - orfani della critica marxista all’Occidente - oggi cercano nell’esaltazione dell’Islam il grimaldello per mettere in crisi la nostra società, il nostro modello di sviluppo, le nostre libertà, veniamo allo scritto del Cardini.

Prima di tutto il confronto storico tra le due culture.

Ovviamente sarebbe troppo facile smontare parola per parola la ricostruzione storica che viene proposta, ed affermazioni come quella che non avremmo avuto Tommaso d’Aquino, Dante o Galileo senza l’influsso dell’Islam si commentano da sole, soprattutto se ben inquadrate nelle premesse che ho riportato.

Mi sembra, invece, importante sottolineare come i due mondi, quello Occidentale e quello islamico, abbiano viaggiato sostanzialmente in maniera impermeabile.

Nonostante gli incontri e gli scontri esplosi per motivi soprattutto commerciali, i due mondi non si sono (né hanno cercato) una reciproca combinazione, nessuno dei due ha trovato nell’altro esperienze culturali da importare ed assimilare.

Quanti leaders politici occidentali si ispirano ai modelli islamici? Quanti artisti occidentali si rivolgono all’islam per la loro ispirazione? Il nostro modello di vita vede nell’Islam un modello da imitare?

Lo stesso avviene nei paesi islamici, in nessun campo (politico, economico, religioso) essi vedono nell’occidente un modello da imitare.

Perché è avvenuto ed avviene questo?

Perché i due sistemi sono entrambi totalizzanti e si escludono reciprocamente.

Liberi di preferire il modello Occidentale, liberi di preferire il modello islamico, ma credere che siano compatibili significa commettere un errore evidente.

O le donne sono libere di portare la minigonna o non sono libere, non ci sono mezze misure; o accettiamo lo stato confessionale o non lo accettiamo, etc.

Qui veniamo al punto dolente: cosa avviene quando due sistemi incompatibili si incontrano?

Semplice, uno dei due soccombe.

Si può soccombere con la violenza o con l’implosione; è anche possibile che un sistema eserciti sull’altro un’adeguata politica di contenimento e depotenziamento.

Queste sono decisioni che spettano alle classi dirigenti di entrambi i sistemi, ed ogni sforzo deve essere compiuto con saggezza ed intelligenza, affinché i rapporti maturino in un clima di reciproca serenità.

Tuttavia, l’Occidente non è una tigre di carta, e se il suo modello risulterà minacciato reagirà in maniera decisa; non permetteremo più, dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale e la scomparsa del comunismo, che nuovi fascismi anche travestiti da sentimentalismi religiosi minaccino le libertà nostre e delle future generazioni.

L’Occidente è oggi impegnato a ridisegnare gli equilibri in Asia (AFGHANISTAN) ed in Medio Oriente (IRAQ), cercando di restituire alle popolazione di quei paesi una fiducia nel proprio futuro che classi dirigenti di ispirazione islamica avevano offuscato.

Se altri paesi di ispirazione islamica non coglieranno l’opportunità che viene loro offerta di trovare nei confronti dell’Occidente una più serena collaborazione, si troveranno inevitabilmente ad affrontare un confronto che potrebbe anche essere armato.

Concretamente, in un modo o nell’altro gli “Stati Canaglia” devono essere riportati alla ragionevolezza; la politica della fermezza (sia pure fortemente sostenuta dal punto di vista economico) ha, ad esempio, convinto la Corea del Nord, e questo ha sicuramente reso il mondo più sereno.

Non credo, in ultima analisi, che dobbiamo affermare la superiorità di un modello su un altro.

Credo piuttosto che, indipendentemente dalle altrui libere scelte, abbiamo il dovere di difendere le nostre ragioni.

Lo dobbiamo a noi stessi, a coloro che hanno dato la vita affinché noi, oggi, si possa sia pure tra mille difficoltà vivere liberi.

Lo dobbiamo ai nostri figli, ai quali vogliamo consegnare modelli di sviluppo in cui le loro individuali potenzialità possano sempre più liberamente esprimersi e non essere ostacolate da culture e comportamenti che purtroppo hanno tristemente frequentato la storia anche recente.

La ringrazio per l’ospitalità.

Luigi Milanesi



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