Eric Capton
Con questo articolo mi propongo di offrire una compilations con brani poco conosciuti, ma davvero interessanti. Alla scoperta dei vari orizzonti musicali.
Ho scelto una playlist dolce, velatamente sentimentale, ma musicalmente ben costruita. Si affrontano sia nei testi sia nelle armonie sonore temi ed emozioni importanti: ma è tutto leggero, scorrevole, pacato. Possiamo semplificare con un azzardato “crepuscolare..”
Buon ascolto:
1. Caterina (Francesco De Gregori)
2. Dancing into the moonlight (King Harvest)
3. Il pazzo (Francesco Guccini)
4. Vendo casa (Dik dik)
5. Laura (Vasco Rossi)
6. Babe i’m gonna leave you (Led Zeppelin)
7. Eleanor Rigby (Beatles)
8. Bell bottom blues (Eric Clapton)
1. La semplicità di una canzone d’amore scritta dichiaratamente per una lei... immagini degregorianamente surreali si accompagnano a scene di vita quotidiana che sentiamo vicine, e fanno del loro ricordare la loro storia, uno spunto per ricordare le “nostre” amorose storie, magari giovanili. Non manca una pensierosa ma fluida riflessione sulla vita…
La musica è pacata, chitarra con accordi in sottofondo, ambiente sonoro tra il folk (armonica a bocca) e il classico cantautorale italiano. Di buono stile gli inframezzi strumentali di chitarra nella versione da album.
2. Una perla della musica d’oltreoceano. Canzone velata… un buon piano elettrico ci offre un riff davvero ben trovato. La voce melodica del cantante (Ron Altaback) ci trasporta in una atmosfera melanconica ma festosa insieme… davvero lunare. La melodia si rincorre per tutta la canzone su un giro armonico sempre uguale a ripetizione... questo aumenta ancora più il trasporto di chi ascolta. Una bluesy guitar ogni tanto dà quel tocco di jazz che completa il quadretto. È una cover, già suonata dai Boffalongo (band sconosciuta fine anni ’60), ma davvero ben interpretata… tanto che poi a sua volta è stata recentemente ripresa e riarrangiata dai finlandesi Toploader. (avrete visto il video probabilmente passare su Mtv)
3. Bella canzone, ironica, riflessiva. Ti lascia un sapore strano in bocca.
Questa volta il Guccio si è scelto una band di tutto rispetto che mentre canta lo accompagna a ritmo di uno swing davvero insolito per lui. Le sue metafore a volte fanno centro, credo questa sia una di quelle.
4. Una perla davvero. Battisti e Mogol si sono superati. È la riflessione intimista e interiore di un uomo. Come tanti. In una casa come tante. La tristezza, il male di vivere; e la costruzione armonica della canzone è statica anche qui… ma crea un ambiente sonoro, un tappeto, uno sfondo che ti apre alla riflessione, alla meditazione. Poi la canzone finisce con un “na-na-na...”, quasi un ultimo sorriso, un barlume di ottimismo che resta oltre tutto. Preferisco di gran lunga la versione dei Dik Dik a quella inedita cantata dallo stesso Battisti presente nel cofanetto da poco pubblicato.
5. Vasco è uno di quelli che scrive un testo di due righe (sicuramente di un non alto livello letterario), ma poi esce fuori una canzone che parla. Che fa parlare. Che ti racconta una sacco di cose, e tu dici: ma come è possibile? Questa canzone è una di quelle. Come in ogni canzone di Vasco la parte strumentale non è affatto penalizzata… si suona si suona.
6. Un pezzo della più grande rock band degli anni ’70. Questa canzone è dolce però… Un geniale arpeggio di chitarra, che a volte trova la sua eco nei commenti spagnoleggianti di una seconda chitarra. La voce inconfondibile di Plant, ti accarezza e ti graffia e parla della sua “babe”… Che voce ragazzi… da sola basterebbe a fare la canzone. Se non fosse che dietro c’è una band di tutto rispetto. Nel finale entra un ritmo più rock… che dà anche un‘anima movimentata al brano.
7. Merita tutto il geniale arrangiamento di archi che fa da unico retroscena strumentale al coro dei quattro Beatles. Non so se riuscirete ad apprezzare, ma questo arrangiamento è davvero bello, musicalmente interessante, fa della canzone un pezzo di valore. Che strano pensare che trent’anni fa le ragazzine senza pretese artistiche si ascoltavano questa musica, mentre ora allo stesso livello ci si ascolta Tiziano Ferro! Con tutto il rispetto per il buon Tiziano, ma deve riconoscere che una canzone come questa non l’avrebbe mai scritta, e nemmeno con un arrangiamento del genere. Ma i Beatles sono i Beatles… e i produttori di una volta puntavano certo di più sulla qualità rispetto a quelli di oggi.
8. È un lento vero, da ballare. Eric suona bene come sempre, anche se non va a mille all’ora, ma sappiamo tutti che la musica è altra cosa dalla velocità. Le tre linee di chitarra si intrecciano perfettamente. Una ballata piena del solito blues di Eric, e della sua ottima band. Qui si inizia a sentire davvero buona musica. Ci si avvicina al confine tra la musica leggera e un jazz-blues di qualità. Provate a immaginare.. una sala da ballo e un chitarrista che vi canta… Bell bottom blues…