C’ è da rimboccarsi le maniche. E tocca agli adulti. Un minorenne su quattro è esposto a rischio povertà, 900mila giovani abbandonano gli studi, poi lavoro minorile, prostituzione, pedopornografia on line ed anche una certa tendenza a utilizzare il carcere preventivo per i più piccoli, soprattutto stranieri. È questo il quadro, poco allegro, che viene fuori dal rapporto su I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, presentato ieri alla vigilia dell’anniversario della ratifica, da parte del nostro Paese, della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Ccr).
Un esame del rispetto della Convenzione – messo a punto dal “Gruppo di lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (Crc), composto da 73 organizzazioni e coordinato da Save the Children Italia – al termine del quale si raccomanda l’adozione di un “Piano nazionale infanzia” e l’istituzione di un Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Ma vediamone alcuni dettagli
La dispersione scolastica. È grave in Italia: secondo il rapporto sono 900mila i giovani che abbandonano gli studi, sarebbe a dire il 20,6 per cento della popolazione tra 18 e 24 anni e più ragazzi che ragazze (rispettivamente 23,9 per cento e 17,1). Un brutto segnale, che può tradursi spesso nell’anticamera di un disagio e che altrettanto spesso è il risultato di una difficoltà educativa.
La povertà. Altro capitolo sconsolante. I minori residenti in Italia al primo gennaio 2007 erano 10.089.141 (dei quali 666.393 d’origine straniera). La maggioranza è fatta di maschi che vivono al Nord. E se è a rischio povertà il 24 per cento dei minori – va avanti il Crc – «si sale al 35 considerando i minori che vivono in famiglie numerose e al 40 per cento per quelli che vivono in famiglie monoparentali ». Fra le famiglie monoreddito, poi, «l’esposizione a rischio di povertà per i figli è del 30 per cento, mentre avere due genitori che lavorano riduce il rischio al 7 per cento».
Ancora. La quota di famiglie povere al Sud è cinque volte maggiore di quella del resto del Paese. Ed è «preoccupante la correlazione forte tra il rischio di povertà minorile e l’investimento percentuale in spesa sociale: facendo riferimento al Pil, escludendo le pensioni, la media Ue di investimento sociale si attesta al 14 per cento e ad essa corrisponde un 19 per cento di rischio di povertà minorile. In Italia si investe meno del 10 per cento con un rischio povertà del 24 per cento».
La prostituzione. La prostituzione minorile straniera femminile coinvolge ragazze provenienti soprattutto da Romania, Albania, Moldova e Nigeria. Quella maschile è esercitata da adolescenti provenienti dall’Europa dell’Est e in misura inferiore dal Maghreb, «sono stati registrati anche casi di coinvolgimento di bambini di 8/9 anni, principalmente di origine rumena e rom». La prostituzione minorile italiana invece riguarda «di solito o minori appartenenti a famiglie con condizioni molto disagiate, che utilizzano la prostituzione come strategia di sopravvivenza per sé e per il proprio nucleo familiare» oppure «ragazzi e ragazze che occasionalmente si prostituiscono per soddisfare bisogni non primarî, come acquistare beni di consumo o droghe».
Il carcere. Sui 393 minori presenti negli istituti penali minorili al giugno 2007, 341 erano detenuti in misura cautelare e 52 in espiazione pena. I ragazzi stranieri erano 198 (mentre gli italiani 195), quindi oltre la metà della popolazione carceraria minorile, nonostante le denunce a loro carico fossero poco più di un quarto del totale.
Piano nazionale infanzia. In Italia non esiste – nonostante le sollecitazioni dell’Onu e la normativa (che ne prevede l’adozione ogni due anni) – un “Piano nazionale per l’infanzia”: l’ultimo risale infatti al 2002/04. Ed i fondi destinati all’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e al Centro nazionale di documentazione e analisi sono 1,5 milioni di euro per il 2008.
«Denuncia, ma anche strumento». L’attività di monitoraggio che «abbiamo condotto nel corso di quest’anno fornisce una chiara fotografia sulle necessità e i problemi dell’infanzia nel nostro Paese, sull’attuazione o la violazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti in Italia», spiega Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo Crc. E aggiunge: «Il rapporto tuttavia non vuole essere solo un momento di denuncia sulle carenze del nostro sistema, ma anche un utile strumento di lavoro per coloro che nella nuova legislatura saranno responsabili delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia».
Al Sud, dove si investe di meno in spesa sociale, il disagio economico per i più piccoli è maggiore Gli adolescenti che abbandonano gli studi in Italia sono 900mila: il fenomeno interessa più i maschi.
pubblicato su Avvenire
Sul lavoro minorile, vedi anche il nostro articolo aggiornato Infanzia negata