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Religione e società - Notizie e Commenti
Cristo continua ad avvincere i cuori (ma nella lettera al Corriere anche un eccesso di foga) Stampa E-mail
L’opinione di Messori sulla conversione di Allam. Le critiche al Papa sono immotivate.
      Scritto da Vittorio Messori
25/03/08

messori_vittorio.jpgPer il cristiano vale il principio che dovrebbe valere per tutti, ovunque: va presupposta la buona fede delle persone e ricade su chi dubita o diffida l’onere di provare il contrario. In questa prospettiva va letta anche la lettera di Pasqua di Magdi Allam. Lettera al direttore di questo giornale che conteneva l’annuncio che il suo lungo processo di avvicinamento al Cristianesimo era giunto al traguardo e che, nella solenne liturgia pasquale, il Papa stesso gli avrebbe amministrato il battesimo e lo avrebbe nutrito con l’alimento più sostanzioso, l’eucaristia.

Se ricordiamo il dovere della fiducia previa, è perché non è un mistero come sul novello «Cristiano» (questo il nome che il convertito ha voluto aggiungere al suo) si sia addensata da tempo una nuvola di sospetti e di insinuazioni che è certamente destinata ad alimentarsi con i nuovi elementi di cui già la Rete nereggia. Noi, invece — che non conosciamo di persona il nuovo fratello nella fede, ma che ne abbiamo seguito da lontano l’avventura intellettuale e spirituale — noi rileggiamo sgombri di preconcetti quella vibrante lettera al direttore. La rileggiamo e, pur non potendo tutto condividere, come diremo, ci diciamo colpiti dalla passione religiosa e civile che la pervade. E ci sembrano inaccettabili i sospetti di opportunismo nei riguardi di una persona che è consapevole (e lo dichiara) di confermare una condanna a morte che già incombe su di lui e che ora sarà ripetuta. Tra l’altro — opponendo cinismo al cinismo di tanti accusatori — rileviamo che, con questa sua aperta confessione di fede, Magdi non moltiplica ma, in qualche modo, azzera le mire carrieristiche che i diffamatori gli attribuiscono: così come i media sono stuzzicati dal prete, non dall’ex-prete, che sparla della Chiesa, ciò che interessa oggi è il musulmano, non l’ex-musulmano, che critica l’Islam. Allam aveva notevoli doti professionali e meritava di emergere, ma è indubbio che le sue chance sono state potenziate dal momento storico attuale. Ben strano protagonismo e carrierismo sarebbe quello di colui che rinunciasse, se non per convinzione profonda, a una simile «rendita di posizione»!

In ogni caso, leggendo senza pregiudizi quanto scritto dal nuovo fratello nella fede, confessiamo l’emozione del credente che conosce, per esperienza, quanto a fondo il Cristo possa scendere nei cuori e quanto coraggio possa infondervi, accanto all’amore. Edificanti poi, per un cattolico, le parole di stima, di fiducia, di comprensione profonde che questo egiziano ha riservato e riserva al papa tedesco, con il suo magistero dove fede e ragione procedono in accordo fecondo.

Questo riconosciuto, va però anche segnalato un certo radicalismo, un’impazienza, forse un eccesso di foga che, intendiamoci, non segnano Magdi soltanto, ma ogni convertito che (almeno nei primi tempi) è abbagliato dalla nuova luce. Così — e proprio da cristiani che pur diffidano di un dialogo che degeneri in irenismo — non riusciamo a condividere la condanna radicale di un islamismo definito come «fisiologicamente violento» e quasi come «radice di ogni male». Tutto, per il credente, è Provvidenza e a nulla è estranea almeno una porzione di verità: storia e mistica mostrano le miserie, ma anche le grandezze di una fede che si richiama ad Abramo e che forgia civiltà da più di 16 secoli. Se i frutti sono stati troppo spesso velenosi, lo sarà davvero anche l’intero albero?

Ma, poi: sembra risuonare un’impazienza non del tutto condivisibile nei richiami alla Chiesa perché trovi il coraggio di annunciare Gesù anche agli islamici, perché denunci quanto avviene in quei Paesi e, nei nostri, tuteli allo scoperto quanti — come Allam stesso — hanno lasciato il Corano per il Vangelo. In realtà non vi è, al mondo, alcuna istituzione che, più della Catholica, conosca meglio e più da vicino, per esperienza millenaria, la Umma, la comunità di chi venera in Muhammad l’ultimo dei profeti. Quanto può sembrare timore (e Magdi lo sa bene) è in realtà prudenza, è carità verso quegli umili, quei poveri, quegli indifesi che porterebbero tutto il peso di un atteggiamento provocatorio e spavaldo. Il realismo non è diplomazia, politica, timore. Problemi da discutere, certo. Ma indiscutibile ciò che più conta: quel cristianesimo, soprattutto cattolico, che oggi tanti credono di dover abbandonare non cessa di avvincere e conquistare cuori e menti di chi pensi, ami, soffra, gioisca. Di chi, insomma, cerchi una vita degna dell’uomo.


P.S.: Un cattolico che si battezza è evento "scandaloso", a giudicare dalle numerose critiche giunte ad Allam, ma anche al Papa per aver - si dice - "enfatizzato" l'evento, reso pubblico un fatto "intimo" come la conversione, lanciato un segnale negativo all'Islam. Ma Cristo stesso, si sa, è venuto a dare "scandalo"...
Sulle ingenerose critiche ad Allam, ha ben chiarito - ci sembra - Messori.
Sulle critiche alla Chiesa, aggiungiamo qualche piccola puntualizzazione:
1)
La conversione non è un fatto privato, ma pubblico. Col battesimo si entra nella comunità dei fedeli, ed è sacramento che si amministra alla presenza della comunità. Per i catecumeni adulti, ciò avviene normalmente la notte di Pasqua, ad opera del vescovo della diocesi dove si è svolto il catecumenato.
2) Al battesimo di Allam non è stata data enfasi eccessiva, come dimostra il fatto che sia stato tenuto riservato sino all'ultimo. Ma non poteva nemmeno essere trasformato in evento da occultare, di cui quasi vergognarsi.
3) Il dialogo con l'Islam che la Chiesa porta pazientementa avanti si basa su alcuni principi inderogabili, come ricorda il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian: "Il gesto di Benedetto XVI ha nello stesso tempo un importante significato perché afferma, in modo mite e chiaro, la libertà religiosa. Che è anche libertà di cambiare religione, come nel 1948 fu sottolineato dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".
4) E' stato rievocato il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Chi lo ha letto sa che non si è trattato di un discorso ostile all'Islam, ma di un gesto di dialogo coraggioso, che cercava punti d'incontro concreti.

4) La prudenza della Chiesa è ben testimoniata da Allam - che la giudica eccessiva - e da Messori - che la difende.
5) Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha precisato - se ce n'era bisogno - che "accogliere nella Chiesa un nuovo credente non significa evidentemente sposarne tutte le idee e le posizioni".



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