«Certo, il popolo italiano è sempre stato, e nel fondo lo è ancora, un popolo fazioso: le lotte più accanite di fazione coincidono con l’apogeo della civiltà italiana. Epperò l’italiano non è mai stato fanatico. E una delle ragioni dell’insuccesso della Riforma in Italia deve esser stata la sensazione che non valeva la pena di sbarazzarsi della Chiesa per cadere nel rigorismo moralista. A un tempo appassionato e scettico, il fiorentino del Trecento non avrebbe mai capito che, dei motivi delle sue lotte intestine, si facessero questioni generali: che la divisione si erigesse a principio astratto». Così, con la consueta intelligenza un Nicola Chiaromonte del 1936 (in un saggio sul fascismo, ripubblicato ora in Il tarlo della coscienza dal Mulino): il guaio è che la modernità è invece tutta fondata su principi astratti, è il tentativo di dare concretezza all’astrazione. Da cui anche il dominio attuale della scienza, che in certo senso è l’astrazione per antonomasia.
pubblicato sul Corriere della Sera nella rubrica "Calendario"
v. anche l'articolo sull'eccezione italiana