PRIMA PAGINA
faq
Mappa del sito
Temi caldi
Temi caldi
Notizie
Attualità
Politica
Economia
In Europa
Nel Mondo
Contrappunti
Intorno a noi
Città e Quartieri
La Regione
Religione
Notizie e commenti
Cattolici e politica
Documenti ecclesiali
Link utili
Cultura
Libri
Cinema
Musica
Fumetti e Cartoni
Teatro
Arte ed eventi
Storia
Scienze e natura
Rubriche
Focus TV
Sport
Mangiar bene
Salute
Amore e Psiche
Soldi
Diritti
Viaggi e motori
Tecnologia
Buonumore
Login Utente
Username

Password

Ricordami
Dimenticata la password?
Indicizzazione
Convenzioni


Notizie - Attualità e Costume
L'indulto dà ragione ai pessimisti Stampa E-mail
Il crimine, grazie alla ripresa dell'economia, era in frenata. Ora il trend si è invertito
      Scritto da Luca Ricolfi
21/05/07
scarcerati.jpg
Un gruppo di detenuti che ha beneficiato dell'indulto abbandona il carcere
Di criminalità, immigrazione, sicurezza da qualche mese si parla sempre di più. Soprattutto dopo la manifestazione del 26 marzo a Milano, guidata dal sindaco Letizia Moratti, qualcosa sembra essere cambiato. Ora del problema sembra accorgersi anche la sinistra, da sempre in imbarazzo su questo genere di faccende. Persino il governo, dopo aver appoggiato l'anno scorso l'indulto (che ha rimesso in libertà circa 25 mila detenuti), sembra ora rendersi conto che non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia. I cittadini sono esasperati, e il ministro dell'Interno risponde con una raffica di «patti per la sicurezza», che proprio in questi giorni cominciano ad essere perfezionati con le maggiori città italiane.

Ma è giustificato l'allarme dell'opinione pubblica? Mi sono posto questa domanda perché troppe volte, negli ultimi dieci anni, l'opinione pubblica si è mossa - per così dire - in controtendenza rispetto ai fatti. Nella campagna elettorale del 1996 i reati erano a un livello molto alto, ma si parlava solo di tasse e Stato sociale. Poi venne il primo governo Prodi, i reati diminuirono sensibilmente per quattro anni (dal 1997 al 2001), ma alla fine della legislatura, nella vittoriosa campagna elettorale del 2001, Berlusconi puntò parecchie carte sulla paura per la criminalità e l'immigrazione (la diminuzione dei reati era la seconda delle 5 promesse del «Contratto con gli italiani»). Una volta conquistato il governo, il centro-destra evitò accuratamente di alimentare campagne allarmistiche, nonostante i reati fossero tornati ad aumentare in modo preoccupante. Alla fine della legislatura, infine, i reati cominciarono di nuovo a diminuire, al punto che nell'estate del 2006 - appena insediato il governo Prodi - il ministro dell'Interno Giuliano Amato potè constatare compiaciuto: «I reati sono diminuiti, ma non chiedetemi perché».

Era il giorno di Ferragosto del 2006, data in cui tradizionalmente il ministero dell'Interno presenta gli ultimi dati sull'andamento dei delitti. Che da qualche mese i reati stessero finalmente diminuendo non avrebbe dovuto stupire più di tanto, perché allora si era da poco manifestata una certa ripresa economica, e in Italia l'andamento dei delitti segue (inversamente) il ciclo economico: alcuni importanti tipi di delitti aumentano quando l'economia ristagna, calano quando l'economia cresce. E a metà del 2006, da circa un anno, l'economia italiana era finalmente tornata a crescere. Ma che cosa è successo dopo, ossia dall'estate scorsa a oggi?

Qui è più difficile fare affermazioni perentorie, perché i dati ufficiali sono pochi, molto frammentari e scarsamente aggiornati. Però qualcosa si può dire, grazie a diversi tipi di fonti. I delitti totali, secondo i dati provvisori del ministero dell'Interno, erano in diminuzione nel primo semestre del 2006, sono aumentati nel secondo, in un periodo cioè che include interamente i mesi delle scarcerazioni post-indulto (29 luglio 2006). Furti e rapine, in particolare, erano in diminuzione nel primo semestre del 2006 (furti: -5,1%; rapine: -6,9%), ma tornano a crescere nel secondo semestre (furti: +5,7%; rapine: +15,2%). Ancora più netti i dati dell'Associazione bancaria italiana, che presenta oggi a Roma un accuratissimo rapporto sulle rapine in banca, a cura dell'Ossif (Osservatorio Sicurezza Fisica). Elaborandone i dati si può notare che nei 7 mesi pre-indulto, ossia nel periodo gennaio-dicembre 2006, le rapine in banca erano decisamente calanti (-17%), mentre nei 5 mesi post-indulto, ossia nel periodo agosto-dicembre 2006, la tendenza si inverte e si registra un vertiginoso aumento delle rapine (+30,5%).

Certo, il ministro della Giustizia Mastella prova a rassicurarci facendo notare che gli indultati recidivi sono «solo» il 12%, senza però rendersi conto dell'autogol. Il 12% di rientri significa anche che l'88% è ancora in libertà, e proprio il fatto che nel giro di pochi mesi ne sia già rientrato ben il 12% indica che il ritmo di rientro è molto alto. L'88% di non rientrati sarebbe un dato confortante se fosse registrato a sette anni dell'indulto, non a sette mesi: a questi ritmi di rientro, quell'88% non segnala la presenza di un esercito di reinseriti nella società, ma l'esistenza - accanto a una quota di redenti - di una imponente riserva di criminalità.

Altrettanto preoccupanti i dati provenienti da fonti ancora più aggiornate, come l'amministrazione penitenziaria e la Polizia di Stato. Nei primi 8 mesi dopo l'indulto il ritmo di crescita della popolazione carceraria è triplicato (sestuplicato nel caso degli stranieri). Analogamente, le persone denunciate all'autorità giudiziaria in operazioni anti-droga stavano diminuendo prima dell'indulto (-11.5%), mentre nei primi 8 mesi post-indulto sono di nuovo in crescita, sia nella componente italiana (+1,4%) sia - soprattutto - nella componente straniera (+10,4%).

In breve tutti i dati che via via divengono disponibili disegnano un quadro abbastanza coerente, fatto essenzialmente di tre tasselli. Primo: dopo anni di crescita della criminalità (2001-2005), la ripresa dell'economia (2005-6) aveva innescato un trend di riduzione dei delitti. Secondo: l'indulto ha interrotto e invertito quel trend, favorendo una ripresa della criminalità. Terzo: tale ripresa coinvolge più gli stranieri che gli italiani.

Quest'ultimo aspetto è particolarmente triste, perché fino a un anno fa il trend era esattamente quello opposto: la pericolosità relativa degli immigrati, pur restando inaccettabilmente alta (almeno 5 volte quella degli italiani), era comunque in costante diminuzione da un decennio. Ora il rischio è che la crescita dei reati commessi da stranieri finisca per rendere la vita più difficile innanzitutto agli immigrati regolari, che lavorano onestamente, rispettano le leggi, e sono la maggioranza degli immigrati.

Sembra dunque, per una volta, che quotidiani e opinione pubblica ci abbiano preso, e che sia la politica - semmai - che dovrebbe deporre i propri pregiudizi. Già, perché alle volte si dimentica che i pregiudizi non sono solo quelli negativi, o «cattivisti». Esistono anche i pregiudizi positivi, o buonisti. Ad esempio l'idea del ministro della Giustizia, che si rifiuta di riconoscere gli effetti dell'indulto sul tasso di criminalità. O quella del ministro Ferrero, che si ostina ad affermare che gli immigrati non sono più pericolosi degli italiani. Tutti pregiudizi dettati dall'amore, beninteso, ma pur sempre pregiudizi.


Pubblicato su La Stampa del 21-5-2007
Il nostro articolo su Prevenzione o repressione?



Giudizio Utente: / 7

ScarsoOttimo 




Ricerca Avanzata
Aggiungi questo sito ai tuoi preferitiPreferiti
Imposta questa pagina come la tua home pageHomepage
Agorà
Lettere e Forum
Segnalazioni
Associazionismo
Comunicati
Formazione
Dagli Atenei
Orientamento
Lavoro
Concorsi
Orientamento
Impresa oggi
Link utili
Informazione
Associazionismo
Tempo libero
Utilità varie
Link consigliati
Zenit.org
La nuova Bussola
   Quotidiana
Storia libera
Scienza e fede
Il Timone
Google
Bing
YouTube
meteo
mappe e itinerari
Google Maps e
  Street View
TuttoCittà Street
  View



Questo sito utilizza Mambo, un software libero rilasciato su licenza Gnu/Gpl.
© Miro International Pty Ltd 2000 - 2005