Quante mostre a Capodimonte saranno necessarie? Quante ammuine carnascialesche con concerti oceanici a piazza Municipio? Quanti convegni dell’avvocato Marotta e del suo Istituto di studi filosofici sul sempiterno ’99, prima di cancellare dalla mente dei telespettatori di tutto il mondo l’impressione suscitata dalla vista, amplificata dai tg di cinque continenti, di Napoli sopraffatta dai rifiuti? A che servono i tantissimi miliardi spesi in tutti questi anni per le «feste», per la «cultura», quando poi nelle cose più elementari non si riesce a essere una città europea?
Ma non nascondiamocelo: Napoli è solo un emblema dell’Italia: un Paese senza acquedotti né metropolitane, con servizi di trasporto urbano che fanno schifo, periferie degradate, ma che in compenso ha schiere di assessori, e ahimè di intellettuali, con la fregola dell’«immagine», della «notte bianca», dell’«estate», del «festival di qualcosa», pur di non pensare a ciò che innanzitutto conta.
pubblicato sul Corriere della Sera nella rubrica "Calendario"