Quando è troppo è troppo. Vita, famiglia, natura, morale, società, educazione. E chi più ne ha più ne metta. La Chiesa interviene su tutto, e con fermezza. E ci mancherebbe altro. È il minimo del suo dovere, per dar voce a un importante spicchio della nostra società civile.
Si grida scandalizzati all’ingerenza. È vero: basta con l’ingerenza di chi pretende di dire alla Chiesa cosa deve dire, basta con l’oscurantismo di chi vuole che i cattolici tacciano, basta con l’arroganza di chi pretende di imporre il pensiero unico di un laicismo che offende la laicità, di uno scientismo che mistifica la scienza, di un libertinismo che conculca la libertà.
La Chiesa, la Cei. i religiosi, i fedeli laici fanno parte della nostra Italia allo stesso titolo degli altri. Semmai hanno qualcosa in più, una visione forte che è alla radice della nostra civiltà. Ciononostante non esiste alcuna imposizione da parte della Chiesa nelle vicende dello Stato italiano. Sono i cittadini, cattolici e no, a scegliere con il voto, e i politici, cattolici e no, a decidere, in virtù del loro ruolo. Ciò che dice la Cei non è accompagnato da alcun valore legale, da nessun vincolo giuridico, da nessuna sanzione civile per chi non condivide e non segue le indicazioni. È stato il cristianesimo a distinguere tra Dio e Cesare. Ma questo non vuol dire condanna al silenzio. Sono solo oscurantisti liberticidi e discriminatori quelli che vogliono impedire a degli italiani di esprimere il loro parere su questioni determinanti per il destino della società e dell’umanità. Chi è sereno delle proprie ragioni si confronta e democraticamente prova a farle valere. Chi grida all’ingerenza forse lo fa solo perché non è in grado di contrastare la logica e la valenza delle argomentazioni. E se si invita i cattolici a comportarsi con coerenza, non ci può essere nulla di strano, e certo non c’è alcuna violenza. Al massimo un appello a confrontarsi con la propria coscienza. Ma forse è questo che fa paura.
pubblicato su Metro dell'11-4-2007